FOCUS GRAVIDANZA
Hai appena fatto il test di gravidanza, il risultato è positivo e ti stai chiedendo che ne sarà del tuo tanto adorato posto di lavoro?
Non ti preoccupare, in questo articolo troverai tutte le informazioni utili per non far accadere il peggio e, soprattutto, far valere i tuoi diritti.
Il congedo di maternità altro non è che il periodo in cui la mamma-lavoratrice ha il diritto ad astenersi dal lavoro. È importante sottolineare che l'aspettativa di maternità rientra nei cosiddetti diritti indisponibili, ciò significa che la donna in gravidanza non può rinunciarvi anche se non presenta controindicazioni mediche.
La disciplina del congedo, durante gli ultimi anni, è rimasta pressochè invariata, anche se, nel 2016, sono entrate in vigore alcune misure che erano già state presentate nel 2015 grazie al jobs act, come, ad esempio, la sospensione del congedo nel caso di ricovero del neonato.
La sua durata complessiva è pari a 5 mesi e può essere fruito in due modi:
- due mesi prima della presunta data del parto e i tre mesi successivi a tale data (aggiungendo anche i giorni tra data presunta e data effettiva)
- un mese prima della data presunta del parto e i quattro mesi successivi.
Per quanto riguarda quest'ultimo caso è bene evidenziare che la mamma-lavoratrice che intende usufruire della seconda possibilità deve fornire al datore di lavoro una certificazione medica nella quale si attesta che lavorare fino all'ottavo mese di gestazione non comporti danni alla salute, nè del bambino, nè, tantomeno, della sua.
La data del parto è giorno a sè rispetto ai due mesi antecedenti al parto e ai tre conseguenti, pertanto deve essere sempre aggiunto al calcolo dei cinque mesi di congedo.
Chiaramente il congedo di maternità può essere richiesto da donne lavoratrici, e quindi con regolare contratto lavorativo, o da donne iscritte agli uffici di collocamento anche non al momento assunte e, quindi, disoccupate. Ma vediamo più nello specifico a quali categorie spetta:
- lavoratrici dipendenti
- apprendiste, operaie e dirigenti
- disoccupate o sospese
- lavoratrici agricole
- lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari
- lavoratrici a domicilio
- lavoratrici LSU o APU (lavoratrici socialmente utili o di pubblica utilità)
- lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche.
A questo punto è necessario dire che non tutte le categorie sopracitate possono usufruire del congedo nello stesso modo, anzi, tra una categoria e l'altra vi sono differenze sostanziali, il che evidenzia come in Italia i passi in avanti da compiere sono ancora numerosi.
Per il proprio bene e quello delle persone a noi care, soprattutto per quelle in arrivo, è bene che ogni donna sia informata approfonditamente sui propri diritti e a questo proposito controlli, sistematicamente e in modo accurato, ogni clausola e cavillo contrattuale che le sottopongono. E, soprattutto, nel caso in cui non si senta sicura o abbia bisogno di aiuto, non si deve fare problemi a consultare un professionista in materia o gli enti preposti.
Nel caso in cui la gravidanza subisca complicazioni o imprevisti le regole riguardo a come usufruire del congedo di maternità variano. Esistono, in materia, diversi casi particolari, esaminiamoli insieme:
- nel caso di un parto prematuro alla mamma spettano, oltre i tre mesi regolari dopo il parto, anche i giorni di cui non ha goduto antecedenti al parto. Questo anche se la somma dei giorni antecedenti e conseguenti supera i cinque mesi
- nel caso di un parto gemellare, invece, non ci sono variazioni e la durata del congedo rimane invariata
- per quanto riguarda l'interruzione volontaria di gravidanza dopo i 180 giorni dall'inizio della gestazione alla donna-lavoratrice spetta comunque l'intero congedo di maternità. La mamma avrà, quindi, diritto di astenersi dal lavoro in quanto per la legge italiana viene considerato come un vero parto.
- nel caso di adozione o affido il congedo spetta per i cinque mesi successivi all'entrata del minore nella famiglia.
Per richiedere il congedo di maternità bisogna fare domanda telematica all'INPS, telefonare al Contact Center al numero 803.164 o recarsi presso un patronato, entro i due mesi antecedenti al parto.
La donna-lavoratrice è tenuta a comunicare la data di nascita e le generalità del nascituro entro 30 giorni dal parto mediante una delle modalità sopraelencate.
In forma cartacea bisogna presentare il certificato medico di gravidanza ed ogni altra certificazione medico sanitaria richiesta per l’erogazione delle prestazioni economiche di maternità.
Alla lavoratrice dipendente spetta un'indennità a carico dell'INPS pari all'80% della retribuzione giornaliera calcolato facendo riferimento al periodo di paga mensile precedente a quello d’inizio del congedo di maternità.
Quando sono presenti alcune condizione le quali rendono impossibile alla madre di poter usufruire del congedo di maternità, il diritto ad astenersi dal lavoro spetta al padre. Questo in caso di:
- morte o grave infermità mentale della madre
- abbandono o mancato riconoscimento del figlio da parte della madre
- affidamento esclusivo del figlio al padre